Quando un equilibrio naturale viene interrotto per creare un nuovo ordine (che so..un bosco che viene soppiantato da un coltivo) e successivamente quel nuovo ordine di colpo viene a mancare, le cose non vanno tanto bene. La conseguenza non è la ri-naturalizzazione. In quel caso si ha abbandono.

L’estremità sud orieDSCN0270ntale del versante dove coltiviamo la nostra verdura non è utilizzabile essendo attualmente boscata. Dico attualmente perchè come il resto dell’appezzamento anch’essa è terrazzata e fino a 35-40 anni fa era lavorata e coltivata a vigneto. Con la fine improvvisa di quell’ attività non c’è stato un ritorno del querco-carpineto originale ma una rapida colonizzazione dell’ambiente da parte di rovo e robinia, due specie che, con il loro stile di crescita aggressivo e invadente in pochi anni possono portare il bosco  letteralmente ad un punto morto. Tecnicamente lo puoi chiamare bosco ma si tratta di un ecosistema poco vitale a bassissima biodiversità: ci sono i rovi (sotto quelli secchi, sopra quelli vivi che attaccandosi agli alberi possono arrivare a 2-3 metri), poi ci sono le robinie adulte (molte crollate sotto il peso dell’edera e dei rovi) e le robinie più giovani che emergono quà e là nella vana ricerca di luce, di aria, di spazio. La maggior parte di queste (che dovrebbero rappresentare il futuro del bosco) nonostante la giovane età sono secche, quelle ancora vive son malate e in affanno. Questo come tanti altri posti racconta di come l’uomo, una volta modificati gli equilibri naturali, abbia il dovere di non dimenticare la dedizione alla cura del territorio.

 

DSCN0256  Prima di procedere al taglio delle piante morte occorre eliminare il sottobosco di rovo

DSCN0273              Mentre procediamo con la pulizia scopriamo vecchie viti inselvatichite: autentici reperti viventi del vigneto che fu

DSCN0378Fatto spazio da rovi e alberi morti si passa alla pulizia delle piante dall’edera

DSCN0383Quando la pianta parassita è un quarto della pianta ospite..

 

DSCN0287Emergono testimonianze di come doveva essere vivo il contesto agricolo nel passato: questo è quello che rimane della scala di pietra utilizzata per l’approvvigionamento di acqua (una quarantina di gradini circa) che dai campi scendeva nella valle di Brugora . L’esistenza di una fonte (della quale non c’è più traccia) è confermata dalle testimonianze degli ultimi vecchi che vivono in cascina Rancate.

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DSCN0385Il versante terrazzato dove coltiviamo la verdura è diviso a metà da una ‘valletta’

DSCN0389A centro della valletta lo scolo delle acque piovane ha portato alla luce una strada ciottolata distante 200 metri dalla scala. Ora è interrata da spessori che variano dai 20 ai 50 cm ma una volta rappresentava l’accesso alla valle di Brugora per i carri.

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